La supply chain globale si sta bloccando dall’Asia all’Europa passando per gli stati Uniti, avviando il riesame dell’andamento macroeconomico in riferimento alla stessa globalizzazione e microeconomico, con riferimento all’efficienza degli autotrasporti sui porti americani.

All’interno del più grande quadro generale, l’intrecciata economia mondiale continua la sua evoluzione. Gli economisti stanno analizzando i dati per studiarne i cambiamenti che la pandemia e la guerra russa in Ucraina stanno imponendo, nel breve periodo, a consumi, investimenti, produzione e commercio.
Alcuni osservatori affermano che ora è il momento di concentrarsi su parametri diversi rispetto alle tradizionali misure di occupazione, prezzi e prodotto interno lordo. Bisogna guardare l’economia globale in modo diverso e più precisamente, non dovremmo più guardare alla crescita, all’inflazione e alla politica monetaria dal lato della domanda ma dal lato dell’offerta.

Prima della pandemia, infatti l’offerta di beni e servizi era definita dagli economisti “elastica“, perché si fletteva facilmente per soddisfare la domanda. Oggi l’offerta è divenuta anelastica, in quanto la risposta ai cambiamenti della domanda è molto minore.
Per rappresentare quanto indicato in precedenza molti economisti, hanno sviluppato nuovi indici per mostrare il grado di stress sulle linee di approvvigionamento. Esaminando gli indicatori tradizionali come i tempi di consegna e i rapporti tra l’ordine e l’inventario, le tariffe delle merci aviotrasportate e il numero di navi ancorate al di fuori del porto di Los Angeles, si evidenziano che le interruzioni sono tornate molto evidenti.

Moody’s Analytics mostra che lo stress dell’offerta nelle due maggiori economie del mondo, Stati Uniti e Cina, è ben al di sopra di quanto analizzato nel periodo pre-pandemia. Il conflitto in Ucraina ha inasprito l’andamento a febbraio, ma ora le interruzioni sono causate dal Covid in Cina, che ha bloccato nelle acque al largo dei porti di Shanghai il 15% in più di navi ad ha aumentato l’attesa rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questo sta invertendo il miglioramento iniziato nell’ultimo trimestre del 2021.
I grandi flussi di containers, dei traffici commerciali tra Cina e Stati Uniti, arrivano nei porti di Los Angeles e Long Beach, che gestiscono circa il 42% di tutto il commercio tra i due paesi.
Secondo i dati della Pacific Merchant Shipping Association, la quota di container che soggiornano nei porti per più di cinque giorni è aumentata il mese scorso al 38,7% dal 34,3% di febbraio. Le cifre hanno anche mostrato che la sosta dei container su rotaia è salito a 7,7 giorni dai 5,2 giorni di febbraio.

La congestione sta peggiorando anche nei porti europei, che soffrono più dei loro omologhi americani per le interruzioni legate alla guerra in Ucraina. 
Il carico russo bandito deve essere separato dalle altre merci e dirottato o immagazzinato, aggiungendo lavoro e consumando risorse che alla fine fungono da freno alla capacità di spedizione. Secondo FourKites con sede a Chicago, una piattaforma che monitora la catena di approvvigionamento, il tempo medio di permanenza dei container di esportazione nei porti europei era di 10,8 giorni al 24 aprile, rispetto ai 9,2 di metà febbraio. Per le importazioni, l’attesa è salita a 6,5 giorni da 6,2.
Molte aziende stanno accumulando ritardi nella consegna dei container, a causa del lockdown di Shanghai. Apple Microsoft e Texas Instruments sono tra le big tech nell’elenco delle aziende le cui vendite sono ostacolate dalle restrizioni cinesi legate al Covid-19. Un alto dirigente di 3M ha affermato che le tensioni continueranno a porre sfide per il futuro. Amazon ha indicato un rallentamento nella crescita delle vendite di e-commerce.
Ma secondo alcune società di ricerca e consulenza marittima a Londra, non tutti saranno in perdita nel terzo anno del dramma Covid, all’interno della catena di approvvigionamento globale. Per l’industria del trasporto container, i profitti inaspettati potrebbe raggiungere i 300 miliardi di dollari quest’anno, rispetto ai 214 miliardi di dollari del 2021. L’analisi prevede che le tariffe di trasporto globali aumenteranno del 39% quest’anno poiché i blocchi dureranno fino alla prima metà del 2023.

TitleCovid-19 e Crisi Russo-Ucraina. Le interruzioni alla supply-chain globale
ArgomentoBusiness
FonteWEB

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