Un produttore di mobili statunitense, MCS Industries, con sede a Easton, Pennsylvania, accusa due big del trasporto marittimo, COSCO e MSC ed i loro concorrenti nel commercio area pacifica Asia-USA, di avere violato l’US Shipping Act dall’inizio della pandemia, addebitando tariffe esorbitanti sul mercato spot e aumentando i profitti a spese dei propri clienti.
La denuncia è stata presentata dalla MCS Industries, alla Federal Maritime Commission, nella quale dichiara “di aver sperimentato in prima persona questa cattiva condotta da parte degli armatori globali, poiché si sono irragionevolmente rifiutati di trattare e negoziare”. Diversamente dalla pratica pre-pandemia, diverse compagnie marittime si sono rifiutate di negoziare o fornire contratti di servizio a MCS, e quelli che hanno fornito tali contratti di servizio, inclusi COSCO e MSC, hanno rifiutato di fornire la capacità di carico che era stata richiesta e di cui aveva bisogno, nonostante avesse continuato a operare alla capacità pre-pandemia o quasi”. I carrier marittimi hanno rifiutato di eseguire anche quei contratti di servizio limitati, costringendo invece MCS ad acquistare spazio sul mercato spot gonfiato”. La pratica ha consentito a COSCO, MSC ed altri vettori “profitti eccezionali senza precedenti”, visto che un container nel 2019 costava circa $ 2.700, sulla tratta Cina costa occidentale degli Stati Uniti, ed oggi costa $ 15.000 o più sul mercato spot.
La denuncia di MCS arriva dopo che la FMC ha annunciato l’intenzione di porre sotto osservazione nove dei più grandi operatori container operanti nel mercato statunitense, per scoprire se stanno usando il loro potere per aumentare i costi dei loro clienti. Successivamente, il commissario dell’FMC Rebecca Dye ha emesso una serie di raccomandazioni provvisorie, tra cui la modifica dello Shipping Act, per affrontare la congestione e l’interruzione lungo la catena di approvvigionamento dei container. I legislatori avrebbero già elaborato un disegno di legge bipartisan che vieterebbe ai vettori marittimi di rifiutarsi di prenotare le esportazioni.
Nella sua denuncia, MCS ha spiegato di aver stipulato un contratto con COSCO, secondo i regolamenti US Shipping Act, in vigore dal 1° gennaio che prevedeva un numero minimo di TEU per la spedizione da parte di COSCO dalla Cina, Hong Kong e/o Indonesia negli Stati Uniti a prezzi concordati. A partire da maggio, COSCO ha rifiutato di fornire a MCS più di una quota – 1,6% – dello spazio assegnato nel contratto, il che ha costretto MCS a prenotare nel mercato spot con altri vettori a prezzi più alti o a non spedire affatto.
Tale pratica è costata finora a MCS oltre $ 600.000, e pertanto chiede a FMC di verificare, dopo aver indagato, se i vettori si siano “rifiutati irragionevolmente di trattare o negoziare con MCS”.
La Mediterranean Shipping Company (MSC) ha annunciato di essere “sorpresa” dalla denuncia presentata da MCS Industries alla Federal Maritime Commission ed ha comunicato di non aver ricevuto “nessuna denuncia formale da parte di MCS Industries prima del deposito”; che molte delle accuse sono vaghe e prive di fondamento ed erroneamente rivolte a MSC; di non riconoscere le presunte carenze nella prenotazione delle assegnazioni di carico previste per questo cliente; che non sta vendendo illegittimamente ad altri caricatori lo spazio assegnato a MCS Industries.
Inoltre, respingere con forza anche l’accusa di collusione tra vettori avanzata nella denuncia presentata da MSC Industries. Infatti, MSC e COSCO non fanno parte della stessa alleanza per il trasporto di container e non hanno alcuna cooperazione attiva tramite Vessel Sharing Agreement (VSA) o Slot Charter Agreement (SCA) in nessuna parte del mondo.